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Secca di Santo Stefano

Italia, Liguria, Imperia, Comune di Santo Stefano al Mare (IM)
Le secche non ricadono all’interno di aree protette né in aree ZSC

Tra il 2008 e il 2009, l’Università di Genova ha realizzato un progetto per caratterizzare l’habitat e le specie presenti sulle Secche, quantificare i danni delle attività umane sull’area e valutare possibili azioni di conservazione e di gestione. Attualmente è in atto il una domanda al Ministero per l’istituzione di un’area marina protetta.

Secche di Santo Stefano

LAT
LONG
Datum/sistema riferimento

43°49’162”N
07°54’775”E
WGS 84

Profondità massima
Difficoltà

da -24m a -45m, la visibilità è sempre eccellente; inoltre lungo le secche ci sono diversi punti di immersione a diverse profondità, rendendo così il sito accessibile a tutti i tipi di brevetti
Bassa

 

Sulle secche opera il diving Nautilus, aperto tutto l’anno, specializzato nella subacquea tecnica, che effettua circa 1000 immersione l’anno. Oltre a questo, altri centri operano nella zona, portando così il numero di immersioni a circa 2000 ogni anno. Oltre alle attività subacquee, sulla secca sono presenti molte barche di pescatori (sia professionisti che sportivi).

Attenzione
FRAGILE

Specie
ASPIM

Diving

Culturale
e Naturale

Poco
frequentato

Descrizione sito d’interesse naturale

Dorsale rocciosa di forma ovale che protrae verso sud, con un perimetro di circa 8 km, situata ad una distanza dalla costa compresa tra 500 m – 2,5 km, ad una profondità tra 24 e 45 m, le Secche di Santo Stefano sono una delle zone più interessanti dell’estremo ponente ligure.

La struttura peninsulare sommersa inizia da una profondità di circa -15 metri ad una distanza di poche decine di metri dal porto turistico Marina degli Aregai (località Santo Stefano al Mare) e si spinge verso il mare aperto fino ad una profondità di -45m. La principale corrente Ligure costiera, che sposta grandi masse d’acqua in direzione Est-Ovest, impatta perpendicolarmente la secca influenzando la strutturazione delle differenti comunità bentoniche.

Si possono infatti distinguere almeno tre diversi ambienti:1) quello più superficiale, il plateau o sella della secca, a dominanza algale e con una densa prateria di Posidonia oceanica; 2) il lato ovest investito da una forte corrente dominante e caratterizzato da importanti popolazioni di Paramuricea clavata che, insieme a svariate specie di spugne, modellano un habitat ricco di anfratti e cavità e danno riparo a madrepore (Leptopsammia pruvoti) e briozoi diversamente ramificati (Pentapora fascialis e Smittina cervicornis); 3) il lato est, ricco di materiale sospeso e caratterizzato dalla presenza di animali filtratori che per lo più popolano gli anfratti della roccia e le volte di piccole grotte riparandosi in questo modo dal rischio insabbiamento.

Descrizione sito d’interesse culturale

Nave romana

Il relitto di una nave romana che trasportava anfore, presumibilmente risalenti al periodo tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C., giace a una sessantina di metri al largo del porto di Aregai, nella zona più a sud delle Secche di Santo Stefano al mare. La nave, lunga circa 30 m e larga 10 m, trasportava con ogni probabilità anfore del tipo “Dressel 1A”, alte 110 centimetri utilizzate, tra il I secolo a.C. ed il I d.C., per il trasporto di vino, e si stima che la nave ne trasportasse circa 3.500. Il relitto che si trova ad una profondità di circa 60 m, oltre all’interesse storico, è diventata una vera  propria oasi biologica.

Aereo Fiat BR20

Caduto durante la II guerra mondiale, il Fiat BR20 è stato il primo bombardiere italiano ad essere costruito interamente in metallo. Il relitto giace ad una profondità di 47 m, proprio davanti a S. Stefano al mare e offre la possibilità di ammirare, nella loro sorprendente integrità, la mitragliatrice, i proiettili e tutte e due le eliche. Oltre all’indiscusso interesse storico, questo relitto è importante anche dal punto di vista biologico: la struttura dell’aereo è diventata infatti un rifugio per molte specie marine.

Scheda percorso

Foto