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Il “Mare Nostrum” sta cambiando (Parte II)

Mentre alcune specie “soffrono” gli effetti dei cambiamenti climatici, altre ne sono avvantaggiate, fin troppo certe volte;

Negli ultimi anni alcune specie sono aumentate a discapito di altre, alcune sono sempre state presenti nella parte meridionale del bacino mediterraneo e gradualmente si sono espanse aumentando anche nella parte più settentrionale; tra queste troviamo ad esempio il Barracuda (Sphyraena viridensis) e la Donzella pavonina (Thalassoma pavo), si tratta di organismi che però  essendo già parte “dell’ecosistema mediterraneo” generalmente non creano grossi scompensi da un punto di vista ambientale.

Al contrario le cosiddette specie aliene, ovvero originarie di mari diversi dal mediterraneo, possono causare problemii ecologici seri; queste infatti non trovando predatori naturali spesso si espandono senza controllo, competendo e vincendo contro le specie autoctone.

Tra le  specie aliene che minacciano maggiormente l’ecosistema mediterraneo troviamo il Lionfish (Pterois miles), il pesce palla maculato ( Lagocephalus sceleratus) e il Pesce coniglio (Siganus luridus), invece tra le specie bentoniche più dannose troviamo le alghe verdi del genere Caulerpa, in particolare C.cylindracea che compatta il fondale e impedisce l’attecchimento di specie autoctone.

Le specie che attualmente causano maggiori problemi sono per lo più provenienti dal Mar Rosso e rinominate “Lessepsiane”, in ricordo di Ferdinand de Lesseps realizzatore del Canale di Suez.

La presenza di specie invasive non danneggia solamente gli ecosistemi ma anche le comunità locali che trovano il sostentamento su di essi ed il monitoraggio dei fenomeni legati ai cambiamenti climatici è fondamentale per elaborare delle strategie di mitigazione.